La «Juventus» non può stare zitta! Chiedetele qualunque sacrificio, ma non quello del silenzio. Il suo programma è sempre stato: «calciare e discutere», al contrario di molti che prima discutono e poi si prendono a calci”. Era il 10 giugno 1915 quando, con queste parole, si apriva il primo periodico italiano dedicato a un club sportivo. Oggi si chiama HJ Magazine ma 99 anni fa il suo nome era solo Hurrà!.
E’ passato un secolo da quando il “Comitato Presidenziale di Guerra al fronte della Juventus”, organo composto dai giocatori Gioacchino Armano e Fernando Nizza e dal dirigente Sandro Zambelli, decise di mandare in stampa un “omaggio agli juventini rimasti a Torino, ai loro consoci sotto le armi”, con lo scopo, dichiarato già nella prima pagina, di creare “un passe par-tout, che dovrà raggiungere il fronte, insinuarsi nelle trincee, e, richiedendolo il bisogno, finire nelle retrovie”. Sei pagine, con una cadenza di uscita mensile, dirette dal poeta e critico letterario Corrado Corradino. Le copie sarebbero uscite regolarmente fino all’ottobre del 1916, quando, a causa della scarsità delle materie prime dovuta al conflitto, la stampa si dovette fermare. La diffusione riprese dal 1919 fino al 1925, per poi cessare nuovamente.
Passano gli anni e il primo gennaio del 1963 Omar Sívori si affaccia dalla copertina di Hurrà Juventus, questo il nuovo nome scelto dalla rivista dedicata ai tifosi bianconeri che torna nelle edicole. Ed è anche questo il primo anno in cui inizia a presentarsi nella sua versione a colori. Direttore responsabile è un icona del passato bianconero come Felice Borel. La grafica si fa più moderna e accattivante con il passare degli anni, nel 2011 arrivano il formato tabloid e la versione digitale per smartphone e tablet.
L'ultima rivoluzione è della scorsa estate: la frequenza delle uscite diviene trimestrale, cambiano il taglio, che ora è quello del magazine patinato, e il nome: HJMagazine. Quello che non cambia sono i principi e gli obiettivi: raccontare con passione e curiosità il mondo bianconero e farlo sentire più vicino a tutti i tifosi. Perché, come si scriveva nella primo numero del lontano 1915, “gli juventini sono fratelli, non avvertono l'affetto che nel distacco. Sbandati da turbine, cercano ora di tessere una trama, sia pure sottile, che li leghi e li renda presenti gli uni agli altri. Vi riusciranno, perché tutto riesce nella Juventus!”