Se uno il giorno del suo trentottesimo compleanno invece di festeggiare a casa, in pantofole, è in campo con i tacchetti ai piedi, “al massimo della forma psicofisica” (come ha detto lui stesso) ad allenarsi per cercare di completare una epica rimonta e vincere il nono scudetto della propria carriera in bianconero – per non parlare degli altri obiettivi stagionali – allora non c’è proprio nulla da dire. Quell’uomo è un fenomeno. O, semplicemente, Gianluigi Buffon, leggenda vivente, numero uno assoluto.
Per fortuna nostra, quell’uomo difende la porta della Juventus, ed è fermamente intenzionato a bloccare ogni tentativo avversario di ostacolare i piani bianconeri di vittoria. Con lo stesso entusiasmo di quando, a 20 anni, nel 2001, varcò per la prima volta la soglia del centro sportivo, e Hurrà Juventus scriveva che «Superman è piombato nel cielo bianconero. […] Le sue parate sono davvero da Supereroe, ma lui invece preferisce definirsi un ragazzo fortunato, tranquillo e che ama la serenità».
«Mi ritengo un portiere freddo», raccontò lui che, quel soprannome, se l’era visto dare dopo aver parato, giovanissimo, un rigore a Ronaldo , «nel senso che anche a me capita di emozionarmi, ma poi al momento buono, non penso più a nulla. Solo a catturare tutti i palloni che mi capitano davanti e contribuire alla vittoria della mia squadra».
Quindici stagioni dopo, Capitano, non possiamo che dirti grazie per averlo fatto così tante volte, ed augurarti non solo buon compleanno, ma anche di continuare a parare tutto quello che passa di lì con quella medesima passione che ci ha conquistato fin da subito.