Scrivere che un calciatore ha vinto tutto con una maglia può suonare come una frase fatta. Eppure per certi miti dello sport continua a non esistere espressione migliore di questa.
Il campione che festeggiamo oggi ha vinto in bianconero sei scudetti (di cui uno al primo anno, nel 1994), una Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, una Champions League, una Supercoppa Europea, l’Intertoto e l’Intercontinentale.
Si tratta di Ciro Ferrara, glorioso pilastro della difesa juventina per 358 incontri – ovvero ben 11 anni, dal 1994 al 2005 – ed ex allenatore della Vecchia Signora (2009-10). Oggi spegne 47 candeline. Di Ferrara “ce n’è uno solo”, cantavano i bianconeri allo stadio: uno dei più forti centrali di tutti i tempi, che appende gli scarpini al chiodo solo dopo aver toccato le cinquecento partite in Serie A (dopo venti stagioni consecutive: è il decimo giocatore italiano di tutti i tempi). Il destino ha voluto che la prima di queste fosse con il Napoli di Maradona, proprio contro la Juventus al San Paolo. Lo stesso destino che li ha fatti re-incontrare anche all'esordio in Nazionale, nel 1987 proprio contro l'Argentina del Pibe de Oro.
Quando Rino Marchesi, l’allenatore del Napoli, lo chiama per farlo esordire, "non sa che, in quel momento, sta mettendo la sua firma su uno dei capitoli più importanti della storia del calcio italiano,” scrivemmo su Hurrà Juventus in quell’(ormai) lontano 2005, per celebrare un campione che si ritirava dal mondo del calcio giocato.
“Quando [...], è entrato in campo, divenendo il decimo giocatore di sempre a raggiungere le 500 presenze in serie A, il Delle Alpi gli ha riservato un’ovazione commossa, rispondendo all’invito di capitan Del Piero, che da bordo campo, dirigeva i cori, incitando lo stadio a gridare più forte. Una dimostrazione di simpatia ed affetto da parte di tifosi e compagni, che non era solo il giusto tributo per il record, ma un doveroso omaggio all’ultimo atto di una carriera straordinaria, resa unica da statistiche impressionanti e da personaggi da leggenda.”
In quell'intervista, lui con la solita umiltà e il sorriso solare che l’ha sempre contraddistinto, rispose:
“Le vittorie sul campo però vanno divise con il resto della squadra, con l’allenatore, con la società. Io spero di aver lasciato un ricordo positivo anche come uomo. Comunque chi tra cento anni prenderà in mano l’almanacco, su Ferrara dovrà fermarsi a leggere per almeno cinque minuti”