«Gian Piero Ventrone (preparatore atletico) durante il servizio militare ha svolto un corso d'aggiornamento in America assieme ai famosi Berretti Verdi». Nell'estate del 1994, Hurrà Juventus presenta così la nuova figura dello staff bianconero che incuriosisce molto i suoi lettori. La Juve di Marcello Lippi punta a un calcio atletico che sarà in grado di conquistare trofei ed estimatori in egual misura.
IL MARINE
L'immagine è ricorrente, del resto gli stessi giocatori raccontano quanto sia dura la preparazione con Ventrone. Lui spiega così il suo metodo: «Secondo me lo spirito militaristico, all'interno di un qualsiasi gruppo, è molto importante. Ti aiuta a superare qualsiasi sforzo fisico, a lavorare in allegria». Lo scudetto arriva già al primo anno e il professore racconta il lavoro di quell'anno speciale quando ancora il traguardo finale non è stato ancora tagliato: «Quando sono arrivato, ho trovato un gruppo di ragazzi desiderosi di far bene e volenterosi, che non pensavano di risparmiarsi. Io ho cercato di fargli piacere tutto quello che hanno appreso e non ho incontrato nessuna difficoltà; siamo la Juve, dobbiamo lavorare perché dobbiamo vincere. Inoltre devo moltissimo a Lippi, grande uomo e grande allenatore: gli devo molto perché mi lascia libertà di pensiero, non mi ha mai pilotato»
IL METODO VENTRONE
«Professor Ventrone, come ha lavorato quest'estate la squadra?». É la domanda che Hurrà gli pone in vista del secondo anno. La risposta esprime perfettamente cosa lui chieda nel lavoro quotidiano: «Bene. I ragazzi hanno sudato, fatto gruppo, crescono bene. I vecchi sanno già le mie idee, i nuovi le stanno imparando in fretta». E come esempio, fa quello di un giocatore appena arrivato: «Attilio Lombardo, durante lo svolgimento di un esercizio, si è bloccato. Si è guardato un attimo attorno e senza che nessuno gli dicesse niente è ripartito con più slancio di prima. É la risposta che mi aspettavo».
IL TRIONFO EUROPEO
La vittoria della Champions League è il capolavoro della Juve del periodo. Ciro Ferrara con la maglia della squadra sconfitta in finale (l'Ajax) e Gian Piero Ventrone negli spogliatoi dell'Olimpico: la Signora è sul tetto d'Europa.
LA CONTINUITA' E LA GLORIA
La Juve non si ferma e vince tutto. Nell'aprile del 1998 Ventrone racconta qual è il segreto di questa continuità di successi. E rivela che cosa ispiri questa mentalità e il suo lavoro: «In ogni stagione cerchiamo di avere parametri individuali in più per sbagliare sempre meno. Se alla Juventus arrivi secondo sei già sconfitto. Le pietre miliari sono la società, i tecnici e i calciatori. Tutti debbono dare il massimo per essere competitivi, equalizzare i suoni come un'orchestra .. Noi non volgiamo creare calciatori - robots o calciatori - supermen, ma coniugare il calcio artistico con il calcio atletico. Siamo ormai vicini al Duemila e fare distinzioni fra i due aspetti del football significa essere lontani dalla realtà. La destrezza e il talento di uno Zidane vanno espressi ad altissima velocità, altrimenti la tecnica decade, s'immiserisce. Ci vuole "fame" di conoscenza. Ed io non dimentico mai quanto disse il generale Patton: "La gloria è l'effimero dono degli dei"