Black&White Stories | La vittoria a Verona del 1997 dal sapore Scudetto

In una lunga stagione fatta di impegni infrasettimanali, partite da recuperare e sfide messe in calendario una dopo l’altra, diventa complicato riuscire a riannodare i fili di un successo dipanato in una serie così lunga di gare. Ma se si dovessero tirare le somme e trovare un punto di svolta nella vittoria del 24° scudetto della storia bianconera, quello acciuffato nella primavera del 1997, di sicuro un tassello importante è arrivato proprio a Verona contro l’Hellas - prossimo avversario della Juventus che ospiterà i ragazzi di Thiago Motta lunedì 26 agosto alle ore 20:45.

Maggio 1997: caldo, stanchezza da fine campionato e testa alla Champions League - di cui i bianconeri erano campioni in carica e stavano per raggiungere nuovamente la finale, stavolta contro il Borussia Dortmund. Prima però c’è da vincere lo Scudetto, in un testa a testa contro il Parma più serrato del previsto. Una settimana prima dello scontro diretto con gli emiliani (passando per la partita contro il Piacenza, neanche fosse una carovana virtuale in lunga processione sull’A1), la Juventus fa visita al Verona.

Stadio Marcantonio Bentegodi, 11 maggio 1997.

Una partita da vincere, che i bianconeri riescono ad agguantare nonostante le resistenze dei padroni di casa che cercano in ogni modi punti per allontanare lo spettro retrocessione. Per diverse decine di minuti infatti l’Hellas resta in piedi, anzi: le risposte colpo su colpo accendono il pubblico di casa e lo illudono fino a quando, sul finire di primo tempo, Ciro Ferrara non trova tempo e modo di beffare Guardalben e regalare alla Juventus una boccata d’ossigeno dal sapore Scudetto.

Nella ripresa però l’Hellas non arretra e per conquistare la vittoria c’è bisogno di un altro supereroe juventino di quegli anni: «Peruzzi, l'Angelo più custode che esista» - intelligente gioco di parole presente nell’editoriale de “La Stampa” del giorno successivo. È il portiere bianconero a tenere davanti la Juventus nel punteggio, fino all’acuto finale su punizione che chiude i conti.

Una gara descritta alla perfezione sui quotidiani nelle ore seguenti:

«Troppa grazia, ma la Juve è la Juve. Non perdona. Prima la testa di Ferrara, poi il cuore di tutti e, alla fine, i riflessi magici di Peruzzi. Il missile di Jugovic è lo schiaffo esagerato a un Verona che Lippi molto temeva, e che con molta dignità si è battuto. Segnano, i campioni d'Europa, alla fine dei due tempi: e mai su azione manovrata, ammesso che possa interessare. Preziosa, sofferta, la vittoria dirada le nuvole di paura che l'avvicinarsi del Parma aveva disseminato».

I campionati si vincono anche così, con vittorie di questo tipo conquistate in trasferte difficili come quella di Verona.