Il ritorno di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus non è una novità nella storia bianconera. Ci sono stati esempi nel passato anche con distanze di tempo ben più ampie di questa volta, com'è il caso di Carlo Parola, che ritrovò la squadra nel 1974 dopo averla lasciata nel 1962. Il precedente più vicino e più simile è quello di Marcello Lippi, toscano come Allegri, anche lui per due sole stagioni lontano da Torino. Il ritorno più “epocale”, probabilmente, è stato quello di Giovanni Trapattoni, uscito di scena nel 1986 da campione d'Italia e tornato nell'estate del 1991 a guidare la sua Juve chiamato da Giampiero Boniperti.
L'UOMO DELLA SIGNORA
La copertina di Hurrà Juventus del luglio 1991 lo definisce così, dandogli un caloroso «bentornato» dopo 5 anni trascorsi a Milano, casa Inter, dove è riuscito a vincere lo scudetto del 1989 con una media punti da record. La definizione di «Uomo della Signora» è più che mai giustificata da un attaccamento nei confronti della società con la quale ha già vissuto un'esperienza di 10 stagioni, praticamente un record nel calcio italiano che si spiega solo in parte con la forza dei risultati ottenuti. Perché il Trap è un mister che trasferisce il suo carattere alla squadra e all'ambiente, qualcosa che porta alla vittoria ma che serve anche nei rari momenti nei quali non la si ottiene.
IL GIOVANE TRAP
A salutare il "nuovo" Trapattoni c'è la brillante penna di Vladimiro Caminiti, che tanto ha scritto su un allenatore del quale ha una stima infinita. Il suo editoriale su Hurrà Juventus ricorda come nel passato - in un contesto nel quale la Juve opera un costante rinnovamento della rosa - lui abbia scoperto «ad ogni fine luglio, alla ripresa dell'attività, che il più giovane dei bianconeri era proprio il suo allenatore». In questa valutazione, probabilmente, c'è uno dei segreti di un uomo che ha saputo mettersi in discussione sempre e a sperimentarsi ovunque, come farà poi in seguito continuando a vincere in Germania, Portogallo e Austria.
LA FERITA E LA STELLA
Quale Juve trova Giovanni Trapattoni? Una squadra ferita, esattamente come quella della sua prima esperienza, che nel 1976 ha appena perso clamorosamente lo scudetto a favore del Toro, franando nel girone di ritorno. Anche nel 1991 la seconda parte del campionato ha visto scivolare progressivamente all'indietro la formazione guidata da Gigi Maifredi, fino a concludere al settimo posto in classifica, esclusa dalle coppe europee. La stella è Roberto Baggio, 27 gol in 47 gare. Un capitale che maturerà ancora di più successivamente, fino a raggiungere lo status di migliore giocatore europeo nel 1993. E così, dopo Rossi, Platini e Matthaeus, il 10 bianconero sarà il quarto giocatore a vincere il Pallone d'Oro diretto dal Trap.
L'IMPRONTA TEDESCA
«Reuter, Kohler e Trapattoni: i... tre tedeschi della Juventus»: la didascalia di Hurrà Juventus a questa foto indica non la stessa appartenenza nazionale, ma un carattere comune in due giocatori della squadra e nell'allenatore chiamato a valorizzarli. Il mister in Germania poi ci andrà, a guidare il Bayern Monaco e a imporre la sua personalità vincente. I due giocatori teutonici, ai quali verrà aggiunto Moeller l'anno dopo, saranno elementi importanti della sua Juve, in particolare Jurgen Kohler, fondamentale anche per trasmettere un po' della mentalità irriducibile appresa col Trap alla squadra che forgerà meravigliosamente Marcello Lippi.