A poche ore dalla terza delle quattro sfide contro l’Inter previste in stagione (la quarta sarà il ritorno di TIM Cup del prossimo 2 marzo), diamo un’occhiata alle due filosofie di gioco che Mancini ha deciso di applicare alle due gare passate contro di noi .
In campionato l’Inter si è schierata con:
Handanovic in porta; Santon e Juan Jesus esterni della difesa a quattro; Miranda e Murillo centrali; Melo e Medel come mediani centrali a far schermo alla difesa Perisic e Brozovic sugli esterni, a fare da supporto al duo Jovetic-Icardi in attacco
In Coppa Italia, invece, i centrali di difesa ed il portiere sono rimasti gli stessi, ma come si vede dallo schema:
D’Ambrosio e Nagatomo si sono alzati di più sulla linea dei centrocampisti, sbilanciando il confronto sulle fasce; Medel, Melo e Kondogbia hanno dato più energia, gamba e grinta a centrocampo; l’inserimento di Biabiany (numero 11) a supporto delle punte ha trasformato di fatto la formazione in un 4-3-3 ad alto tasso offensivo; Icardi è stato sostituito da Ljajic (numero 22) in attacco;
Nell’ultima gara di campionato, ovvero il 3-1 sulla Sampdoria, il modulo scelto da Mancini è stato un 4-4-2 con gli stessi esterni di difesa della gara di Tim Cup contro la Juve (D’Ambrosio e Nagatomo); Perisic e Biabiany a centrocampo, e doppia punta Eder-Icardi (in rete, ed in gol in sei sfide contro la Juventus).
E’ transitato prevalentemente sulla destra nella gara di andata, sia per la Juventus che per l’Inter. L’asse è stato Murillo-Miranda-Santon-Brozovic e via alle punte. Melo (il numero 83) è stato coinvolto più in fase difensiva, per sradicare i palloni dai piedi dei bianconeri, che in fase di impostazione.
In Coppa Italia la mediana è stata rinforzata ed il gioco è passato più per vie orizzontali, sfruttando l’asse D’Ambrosio (33) – colui che ha messo in mezzo più cross, 3, ed intercettato più palloni – Medel (17), Kondogbia (7) e Nagatomo (55). È stato il francese quello a cercare più spesso le verticalizzazioni per gli attaccanti, anche se è stato colui che ha sbagliato più palloni sotto pressione (16), commettendo anche più falli (5).
In entrambi i casi, il gioco è transitato più dalle fasce che dalle vie centrali (61% delle giocate in campionato, 63% in TIM Cup), ed il baricentro medio è stato molto basso (46m e 48.1m). Mancini ha giocato in maniera prudente, ma i reparti non sono mai stati così corti (39.4m e 37.6m di lunghezza squadra, nella media) da applicare un pressing asfissiante ai giocatori bianconeri, lasciando loro discreta libertà di manovra. L’atteggiamento di recupero palla è stato infatti molto basso in entrambi i casi (circa 30m).
In Coppa Italia però gli esterni tendevano a giocare a ridosso del cerchio di centrocampo per dare supporto ai mediani, invece che allargarsi sulle fasce e cercare di aumentare gli spazi in profondità: se in campionato la larghezza squadra è stata di 45.8m, infatti, il gioco sugli esterni è stato meno efficace in TIM Cup (38.2m). Maggiori sono state le verticalizzazioni in quest’ultimo incontro (176 contro 150), ma minori le sponde (4 contro 10): segnale questo di un gioco più bloccato per vie centrali rispetto ad uno sviluppo arioso sulle corsie laterali.
La chiave della vittoria bianconera in Tim Cup è stata una maggiore efficacia in area avversaria (18 giocate contro 9, con una percentuale di realizzazione del 30% vs 0), con un gioco più basato sulle sponde (20 contro 4) a liberare l'uno-due. La maggiore efficacia è stata anche tecnica, in fase di passaggio: meno infatti i tocchi palla bianconeri (585 contro 731) ma meglio assestati (105 palle perse vs 115) e con una maggiore grinta in fase di recupero palla (60 vs 47).