Ci ha lasciato oggi, all'età di 88 anni, Umberto Colombo, una delle colonne della Juventus degli anni '50.
Nato a Como il 21 maggio 1933, ha giocato 193 partite in bianconero mettendo a segno 23 gol. Sono 10 gli anni trascorsi a Torino, dal 1951 al 1961. Ma il numero che caratterizza la sua carriera è il 3, a indicare gli scudetti vinti, le Coppe Italia (la terza con l'Atalanta, nel 1963), le presenze in Nazionale, dove chiude in un'Italia-Spagna nel quale si misura con il grande Alfredo Di Stefano (e ha giocato anche contro Pelé in un'amichevole tra la Juventus e il Santos).
UN MARCHISIO ANNI '50
Quando gli hanno chiesto di paragonarsi a un giocatore del nuovo millennio, Umberto Colombo ha risposto di rivedersi in parte in Claudio Marchisio: «Magari lui è più veloce, però avevo una buona falcata ed ero forte di testa. Ho fatto quasi tutti i ruoli, tranne il portiere e il terzino». In questa foto della stagione 1956-57 lo si vede in un Juventus-Padova giocare con la maglia numero 9. Prevalentemente ha agito in posizione mediana, lavorando molto per la squadra e contribuendo con qualche gol pesante grazie a un'ottima conduzione di palla. Nel suo primo periodo, la soddisfazione più grande se la toglie in un'Inter-Juventus del 1956, vinto dai bianconeri per 2-0 con sua doppietta. Proprio come Marchisio, che qualche gol pesante a San Siro l'ha fatto...
IL TRADUTTORE
Dopo tre anni senza successi, Colombo vive un ciclo di tenore opposto, all'insegna della continuità al vertice. Umberto è titolare in una squadra che nel 1957-58 inizia a vincere. Il primo scudetto è per lui anche il più bello «perché non eravamo favoriti». In questa foto Colombo è il terzo in piedi, accanto ha John Charles con il quale stabilisce un'amicizia speciale, che racconterà in esclusiva ai lettori di Hurrà Juventus due anni dopo aver lasciato il club, con dichiarata nostalgia: «Quando arrivò Charles, sapevo un po’ d’inglese, mi delegarono a interprete. Che uomo immenso John! Se l’onestà è vita, se la volontà è vita, se il coraggio è vita, se l’amicizia è vita, John mi fece conoscere larga parte della vita.Che uomini! E per quale Juventus! Sivori fantasioso e geniale, Boniperti continuo e accorto, John immenso e nobile, e la squadra che vinceva quasi sempre, ed io che preferivo credere a un sogno, spaventato da una realtà troppo grande e troppo bella per me».
IL VALORE DEL GRUPPO
La rosa della Juventus 1959-60: Colombo è il quarto da sinistra della fila di mezzo. La squadra conferma la conquista della Coppa Italia dell'anno precedente e vi aggiunge un altro scudetto, l'undicesimo. Umberto tocca il suo picco di presenze con 40 apparizioni in campo e si trova meravigliosamente in un gruppo fondato anche su una forte amicizia fuori dal campo. Per lui, il collante fondamentale per vincere: «É innegabile che il rapporto diciamo così privilegiato tra il sottoscritto e i vari Sivori, Charles, Garzena e Mattrel abbia avuto un ruolo determinante».
IL LEGAME CON LA JUVE
Su Hurrà, Colombo definì così il rapporto con la squadra più importante della sua carriera: «La Juventus ha significato per me cose grandiose, che mi pare persino di non poter mettere sulla carta. Vorrei che fosse chiara una cosa: noi calciatori siamo legati al nostro mestiere, che è poi la nostra vita. Chi segna il nostro mestiere con esperienze e insegnamenti, è legato a noi per la vita». Questa è una foto del suo ultimo anno: Umberto è il primo in piedi, con la maglia che ospita la stella, il tricolore dello scudetto e la coccarda della Coppa Italia. E un altro campionato sta per essere vinto a chiudere un periodo straordinario.
LA PASSIONE
Dopo il calcio, Colombo si è dedicato al mestiere di assicuratore. Ma l'interesse non è mai diminuito d'intensità e lo si è visto dibattere in tv le ragioni della Juventus con competenza. Riannodando così il filo non solo con la professione di un tempo, ma anche con la propria infanzia: «Il sottoscritto sin da piccolo stravedeva per il football e non sognava altro che diventare un protagonista, magari in C con la maglia del Como». La sua carriera è andata molto oltre da quella prima aspirazione, guidata da un'idea forte: «Ho sempre saputo giocare con passione ed entusiasmo, senza mai pormi un traguardo diverso dal più puro e schietto divertimento».
La Juventus ricorda Umberto con infinito affetto e si unisce al cordoglio della famiglia per la sua scomparsa