A margine della presentazione di Tomas Rincon, ha parlato ai giornalisti l'Amministratore Delegato bianconero, Giuseppe Marotta, affrontando svariati temi: dall'arrivo del venezuelano, alle voci di mercato, fino agli obiettivi per l'anno che verrà.
Sull'approdo alla Juventus del “General”, l'ad bianconero non può che ritenersi soddisfatto: «Si è presentata questa opportunità, di un profilo di giocatore che cercavamo, e l'abbiamo colta, decidendo in fretta e definendo velocemente.. Conoscevamo anche le qualità umane, che in questo caso sono sicuramente molto utili».
Il proseguio del calciomercato e l'uomo in più: Claudio Marchisio.
«In questo momento siamo contenti della rosa a disposizione di Allegri, considerando i vari reparti. Ci tengo a sottolineare come da ottobre abbiamo un giocatore “in più”, Claudio Marchisio, che nella campagna estiva rappresentava un'incognita, in quanto reduce da un infortunio preoccupante, e che oggi invece ha superato il test, rientrando a pieno titolo nel reparto di centrocampo. Rispetto a ottobre abbiamo, dunque, due giocatori in più che rispondono a quelle che potevano essere eventuali lacune. In questo momento siamo a posto, e siamo soddisfatti così: dobbiamo considerare sia il numero di giocatori tesserabili, sia il fatto che ora riteniamo i reparti funzionali alle esigenze dell'allenatore, che ha a disposizione giocatori con caratteristiche differenti, da utilizzare in modo differente, con vari moduli tattici».
Sul rinnovo di Paulo Dybala.
«Sono circolate voci, ma con Dybala e con l'entourage che lo rappresenta abbiamo un ottimo rapporto. Quando è arrivato, ha firmato un contratto di cinque anni, quindi siamo nella fase del rinnovo, un rinnovo che nasce da un'attività spontanea da parte dalla società nel riconoscere quanto fatto dal giocatore. E' giusto adeguarlo dal punto di vista economico, non c'è assolutamente nessun problema di rapporti tesi tra la società e Dybala, anzi... Credo sia motivo d'orgoglio, come lui stesso ha ribadito, vestire questa maglia, tra le più prestigiose al mondo».
Su Roberto Gagliardini.
«Non abbiamo mai trattato Gagliardini, in quanto si tratta di un profilo non funzionale alla nostra politica, pur essendo un ottimo giocatore. A centrocampo abbiamo, dal punto di vista anagrafico, giocatori importanti come Sturaro, Mandragora e Lemina che sono praticamente coetanei, quindi, pur sottolineando il fatto che si tratti di un giocatore di levatura sicura, non l'abbiamo mai trattato».
Sulle voci di stampa su Alvaro Morata.
«Sappiamo che Morata è legato sentimentalmente all'Italia, questo è un dato di fatto. Poi è sicuramente legato anche alla Juventus, perché qui si è trovato molto bene: ha contatti frequenti coi suoi ex compagni, ma questo non significa nulla. E' un giocatore del Real Madrid quindi è giusto e rispettoso che non vada oltre».
La Juve ha ripreso la preparazione il 1 gennaio, iniziando l'anno con Marotta subito in campo accanto ai giocatori.
«Questa è la Juve: qui bisogna lavorare anche nei giorni di festa. Abbiamo la visione davanti dei titoli da conquistare in questa stagione, sappiamo – al giro di boa – di essere attori protagonisti in tutte le competizioni ed era quello che volevamo avere in questo momento, ma non è ancora sufficiente per proclamare vittoria. Dobbiamo sempre applicarci, come abbiamo fatto in questi primi sei mesi della stagione e come abbiamo sempre fatto nel corso di questo ciclo vincente. Siamo statisticamente la squadra che ha fatto più punti nel 2016, quindi dobbiamo dare atto del grande lavoro svolto dalla società, dall'allenatore e dai giocatori. Approcciamo al 2017 nello stesso modo in cui abbiamo intrapreso le altre annate, sapendo di essere la squadra da battere, e sapendo di dover fare fatica anche quando giochiamo contro squadre sulla carta apparentemente battibili. Questa è una caratteristica che tutti i componenti della Juventus devono necessariamente conoscere».
Sullo "sfogo" di mister Allegri dopo la finale di Supercoppa.
È normale: quando un allenatore perde, e in cuor suo non immaginava di perdere, ci possono essere questi sfoghi post-partita. In quel caso, si sono manifestati sul terreno di gioco perché c'era la premiazione, ma io in trent'anni di attività ne ho visti tanti di allenatori arrabbiati a fine partita, anche qua alla Juventus. Tutto sommato si tratta di una cosa normale, quando perdi un trofeo ai calci di rigore. Lo catalogherei come uno "sfogo adrenalinico".