Next Gen | Intervista a Claudio Chiellini

La Next Gen ha iniziato la sua settima stagione: un’idea concretizzatasi nel 2018 di cui si parla sempre di più anche grazie al grande inizio di campionato che i nostri ragazzi hanno vissuto e stanno vivendo in Serie A.

L’andamento del progetto, il senso di appartenenza, la bontà del lavoro a Vinovo e la voglia di dare un’ulteriore accelerazione alle seconde squadre: di tutto questo, e anche di altro, abbiamo parlato con Claudio Chiellini, Head of Next Gen Area, in una lunga chiacchierata di inizio stagione.

LA PARTENZA IN CAMPO

«Siamo partiti sulla falsariga della scorsa stagione, con una sconfitta iniziale che ci ha fatto subito capire le difficoltà del campionato. La rosa è quasi completamente nuova, con solo 13 giocatori rimasti dallo scorso anno: è normale per una squadra come la Next Gen cambiare tanto e amalgamare tutti in un gruppo non è qualcosa che succede in poco tempo. Nonostante questo, dalla prima alla seconda partita si è già visto qualcosa di diverso, vuol dire che il lavoro di Paolo Montero sta già cominciando a fare il suo effetto».

UN PERCORSO LUNGO

«Sarà sicuramente un percorso lungo, come quello dell’anno scorso, con tante difficoltà. Dovremo essere bravi e intelligenti a superarle, perché quest’anno le problematiche non saranno solo tecniche e di campo, ma anche logistiche: siamo infatti precursori anche nel calendario, perché per la prima volta da quando esiste questo criterio di suddivisione dei gironi di Serie C una squadra del nord è inserita nel raggruppamento del sud».

UN GIRONE AFFASCINANTE

«Il girone C sarà sicuramente affascinante, ma anche impegnativo, così come lo era il Girone B, che ci portava a fare delle trasferte molto lunghe, in bus. Quest’anno invece dovremo viaggiare in aereo restando fuori più giorni, con tutte le problematiche che poi si riflettono sull'organizzazione della settimana di lavoro. Anche questo però fa parte di un percorso di crescita e penso che alla fine i ragazzi durante la stagione si renderanno conto che superando le difficoltà, le sconfitte e gli errori, miglioreranno»

LA NUOVA CASA A BIELLA

«Ci siamo trasferiti a Biella, sono molto contento perché abbiamo avuto il modo di “personalizzare” lo stadio dove giocheremo le partite casalinghe, che ospiterà sia noi che la Prima Squadra femminile. La speranza è quella di creare finalmente un seguito di tifosi che stabilmente si appassionino alla Next Gen; le premesse sono buone, la prima partita ha fatto registrare circa mille tifosi e speriamo che nelle prossime ce ne siano altrettanti, anche di più. Il nostro obiettivo come area di lavoro è quello di fare il massimo possibile per avvicinare le persone allo stadio, perché è una cosa che ancora ci manca».

UN PROGETTO IN CRESCITA CONTINUA

«Abbiamo visto nascere il progetto Next Gen, ed è qualcosa che ci rende incredibilmente orgogliosi. E parlo di tutto il “sistemaVinovo, di chi lavora nelle giovanili, dall’attività di base alla fascia agonistica. La crescita dei giocatori è qualcosa che coinvolge il lavoro di tutti, e quindi, se un progetto funziona, e soprattutto crea valore, il merito è condiviso.

Partiamo da un dato, chiaro e visibile: oggi il numero 10 della Juventus è un calciatore che fino a dicembre dello scorso anno, quindi fino a 9 mesi fa, era il numero 10 della Next Gen. Questo dato ha un significato forte, senza dimenticare la promozione in prima squadra di Savona, Mbangula e Rouhi; la crescita dei nostri ragazzi e il loro approdo in prima squadra è diventata una costante negli ultimi anni.

Ma continuerei a sottolineare con forza come questo sia il frutto di un buon lavoro da parte di tutti. Savona, per anni, ha condiviso con Nicolussi Caviglia la navetta da Aosta per venirsi ad allenare a Vinovo e questo è un piccolo esempio di come tutti abbiano la loro parte di responsabilità e di merito in quello che stiamo facendo. Il progetto Next Gen non consiste solo nel far crescere giocatori, ma anche nel creare e sviluppare figure lavorative che possono ambire ad arrivare a lavorare in Prima Squadra alla Juventus: penso a dirigenti, allenatori, segretari, match analyst, fisioterapisti, dottori, preparatori atletici, magazzinieri.

La Next Gen è un progetto che sviluppa competenze in ogni settore e che rafforza l’appartenenza».

ESSERE JUVE

‹‹I ragazzi che arrivano in prima squadra riconoscono l’importanza del percorso che hanno fatto, basti pensare ad esempio a Savona e Mbangula che sono venuti a Biella a vedere la prima di campionato della Next Gen o a Yildiz che spesso è a Vinovo a vedere le partite della Primavera in cui ancora giocano alcuni dei calciatori che sono stati suoi compagni di squadra››.

UNA PROGETTUALITA’ PIU’ AMPIA

«La vera novità della Next Gen rispetto a quando non c'era è stata l’aver permesso ai ragazzi uno step nei professionisti rimanendo all’interno del club. Ho cominciato a lavorare in Juventus come responsabile dell'area prestiti nel 2014 e capisco perfettamente tutte le difficoltà che può vivere un ragazzo uscito dal settore giovanile nell’affrontare le prime esperienze in prestito in un altro club. Sono molto contento quindi che altre squadre, come Atalanta e Milan, abbiano intrapreso il nostro stesso percorso. Secondo me adesso è arrivato il momento di uno step successivo: i tempi sono maturi per creare di nuovo una tavola rotonda con le Leghe e imprimere una nuova accelerazione per dare la possibilità ad altri club di creare e di iscrivere la propria seconda squadra non solo in Serie C, dove ogni anno si libera al massimo un posto per il ripescaggio. Allargare la possibilità di iscrizione alla Serie D eliminerebbe molte problematiche strutturali legate agli stadi e darebbe una grandissima visibilità anche a un campionato competitivo in cui, non dimentichiamolo, sono cresciuti calciatori che oggi giocano anche alla Juve, come per esempio Gatti e Cambiaso».

LAVORARE SUI GIOVANI

‹‹La scorsa stagione abbiamo fatto la scelta di giocare in Primavera con un gruppo molto giovane, praticamente senza fuoriquota. La creazione di un campionato Under 20 ci obbligherà quest’anno ad una gestione condivisa tra Next Gen e U20 dei calciatori nati nel 2005. Personalmente sono contrario a questa riforma che alza l’età media del percorso di settore giovanile di un calciatore e va controcorrente con quello che succede in quasi tutti gli altri paesi europei dove dall’Under 18 si passa direttamente alle seconde squadre››.

A FINE STAGIONE SAREMO CONTENTI SE…?

«Saremo – e sottolineo il plurale – contenti se riusciremo a dare continuità al progetto come è stato gestito e pensato negli ultimi anni. L'obiettivo oggi è questo: abbiamo acquisito credibilità e visibilità e anche in questa stagione si stanno vedendo i risultati del lavoro svolto. Chi fa parte della Juventus Next Gen può avere il sogno e l'ambizione di arrivare in Prima Squadra››.