Agonismo, grinta, inserimenti e duttilità tattica: sono queste alcune fra le doti più apprezzate di Romulo Souza Orestes, uno dei centrocampisti più incisivi della passata Serie A.
Conosciuto solamente come Romulo, il ventisettenne jolly di centrocampo brasiliano (con doppio passaporto verdeoro e italiano) sarà una preziosissima risorsa nello scacchiere tattico di mister Allegri, che potrà contare su di lui per ricoprire i ruoli di esterno, interno e persino terzino destro, all’occasione, come agli albori della sua carriera.
E’con il Santo André, club locale dei sobborghi di San Paolo, che Romulo ottiene il suo primo contratto da professionista nel 2009. Disputa 22 partite in campionato prima di essere notato dagli osservatori del Cruzeiro, dove si trasferisce nella stagione successiva –facendo registrare 16 presenze e un gol.
La parabola ascendente è appena agli inizi e la successiva esperienza all’Atlético Paranaense è solo una breve parentesi prima dell’arrivo in Europa.
Chiamato alla Fiorentina, alla corte di Montella, il centrocampista approda in Italia nel 2011/12
Al suo primo anno con in viola gioca dieci partite in Serie A, un bottino raddoppiato nella stagione seguente, quando segna le sue prime due reti nella massimo campionato italiano.
La definitiva consacrazione arriva, tuttavia, a Verona, dove sotto la direzione di Mandorlini il jolly di centrocampo disputa ben 32 gare in campionato andando a segno 6 volte e innescando innumerevoli azioni offensive gialloblù. Dai suoi piedi arrivano 8 assist, 54 occasioni create e 80 contrasti (di cui 63 vinti): più di ogni qualsiasi altro giocatore del Verona.
Numeri che restituiscono solo in parte il fondamentale apporto tattico e agonistico alla squadra scaligera, che ha chiuso la stagione 2013/14 al 10°posto, sfiorando la qualificazione in Europa League.
Alla luce di un’annata così, Romulo si merita la convocazione di Prandelli per il pre-raduno Mondiale degli Azzurri: il suo nome è nella lista dei 30 pre-convocati e solo un infortunio gli impedisce di tornare in patria per giocare la competizione iridata in Brasile, casa sua, vestendo tuttavia la casacca della nazionale italiana.
Una delusione presto mitigata con il passaggio in bianconero.