10 giugno 2020
Di nuovo in campo. Tre mesi dopo.
Come sta vivendo la Juve le giornate che precedono un restart unico nella storia? Lo racconta Mister Sarri.
«SIAMO PRONTI? LO DIRA’ IL CAMPO»
«Nessuno staff in questo momento sa a che punto sia la preparazione. Intanto, perché arriviamo da un’interruzione anomala, più lunga del normale. Solitamente i giocatori anche in vacanza restano attivi, mentre stavolta per sessanta giorni, a parte piccole attività svolte in casa, sono stati fermi. Questa è una* situazione unica,* che non ci dà nessuna certezza, anche perché non abbiamo ovviamente disputato amichevoli. Io sono soddisfatto di quello che ho visto in questi giorni in allenamento, ma il riscontro della partita è differente».
COME SI LAVORA IN QUESTO PERIODO
«Il rischio di infortunio è altissimo, poiché c’è stata decadenza muscolare per tutti. Noi abbiamo optato per un sistema di carichi crescenti, ma inferiori rispetto a quelli che solitamente facciamo in estate. L’altra incognita sarà la prossima stagione, dato che non potremmo fare grandi richiami di preparazione».
MILAN, UNA SFIDA APERTA
«Abbiamo la fortuna di giocare per tre obiettivi, che verranno disputati separatamente: può essere vantaggioso, per concentrarci meglio. La Coppa Italia? Il Milan ci ha sempre creato problemi quest’anno, il risultato dell’andata non ci garantisce nulla, quindi sarà una partita molto aperta».
QUESTIONE DI MOTIVAZIONI
«Ogni giocatore ha vissuto questo periodo in modo diverso, non sono comunque stati giorni di riposo ma di stress, visto quello che è successo. Adesso il punto sarà capire che motivazioni ognuno ha dentro sé stesso»
I RITMI A PORTE CHIUSE
«Giocare a porte chiuse non è una sensazione bellissima, ma la forza di una squadra sta nel sapersi estraniare dalle condizioni ambientali. Anche a livello di ritmo potrebbe cambiare qualcosa, l’assenza del pubblico può cambiare le cose, anche se spesso quella dei ritmi lenti è più un’impressione che si ha dalla tv, dovuta al silenzio».
CRISTIANO E PAULO
«Fisicamente Ronaldo sta bene, logicamente gli mancano le sensazioni del campo, ma le risposte in allenamento sono buone, ed è una bella cosa, perché da lui passano i nostri obiettivi dei prossimi tre mesi. Dybala? Un giocatore fenomenale, il punto è far coesistere lui e Cristiano in campo, perché non è semplice farli giocare insieme. Ma quando due giocatori hanno qualità del genere, e possono fare la differenza in qualsiasi momento, è il resto della squadra a doversi adattare. E’ bello avere questo tipo di difficoltà».
UNO SGUARDO AL CENTROCAMPO
«Ho trovato Pjanic molto meglio di come lo ho lasciato. Lui si deve convincere che è un grande giocatore, che può sbagliare una partita o due, ma poi rialza la testa e non perde fiducia e convinzione. Ha fatto un buon percorso e in questi allenamenti lo ho visto molto bene. Khedira è un calciatore di un’affidabilità e di un’intelligenza, umana e calcistica, straordinarie. Non può ovviamente essere al top, anche se è cresciuto molto, ma di lui un allenatore non può fare a meno. Le cinque sostituzioni – per me una decisione giusta in questo momento - ci aiuteranno a farlo crescere di condizione»
LO SCUDETTO? UN DISCORSO APERTO
«In questa situazione non si può parlare di favoriti per lo Scudetto, perdere punti è un rischio per tutti. Per quanto riguarda piani b o piani c: l’importante è concludere la stagione, e se la situazione sanitaria lo consente, dovremo rivedere i protocolli, evitando quarantene, per arrivare alla fine del campionato».
E CONTRO IL LIONE…
«Meglio giocare una partita dopo cinque mesi di inattività o alla fine di un lungo ciclo ravvicinato? Per esperienza dico che giocare dopo una lunga sosta non ha grosse conseguenze nell’immediato».