19 novembre 2014
Una gara speciale, elettrizzante, che può segnare il momento di ripartenza della stagione dopo gli ultimi passi falsi (sul piano del risultato, non certo del gioco): questo è il derby Juventus-Torino nelle parole del portiere della Primavera, Emil Audero.
«La stracittadina è sempre gara particolare, ma per noi che arriviamo da due prestazioni in cui potevamo fare meglio - ed è anche girata anche maniera sfortunata - lo è ancora di più».
Così presenta la prossima sfida in campionato il forte portiere bianconero, nato in Indonesia ma torinese da una vita, nell’intervista esclusiva ai microfoni di JTv andata in onda questo pomeriggio.
«A livello personale la sento perché è da tempo che sono qui: sono di Torino e tifo Juve, è normale. Anche a livello di gruppo non è una partita come le altre: cercheremo di farlo capire, e di dimostrarlo anche ai ragazzi stranieri in rosa con noi, o che sono qui da poco tempo»
«E’ un momento che può segnare la svolta del campionato, soprattutto per la squadra: potrebbe essere un punto di riavvio dopo la piccola discesa recente», ha concluso Audero, sottolineandone l’importanza.
L’intervista ha quindi approfondito temi più personali, come il suo percorso bianconero, gli allenamenti a pochi passi dal migliore al mondo, Buffon, e ovviamente l’emozione dello #JuveTour estivo che l’ha portato – fianco a fianco ai suoi idoli – nel proprio paese natale, l’Indonesia.
Quando hai capito che potevi essere un giocatore da Juventus?
«Sinceramente guardo anno per anno: con l’allenatore dei portieri della Primavera ci siamo dati obiettivi a lungo ma anche a breve termine (la partita settimanale). Quando sei piccolo speri sempre di essere riconfermato per l’anno seguente. Poi cresci, arrivano i grandi, la nazionale, e capisci che puoi diventare qualcuno o cercare di essere un buon portiere. Io ho vissuto questo passaggio dai giovanissimi regionali ai giovanissimi nazionali, ovvero da un campionato un po’ più blando ad uno in cui ci sono quegli elementi che ti fanno capire che per te è possibile arrivare in alto»
Qual è per te il significato di indossare questa prestigiosa maglia?
«E’ un onore. Non capita a tutti di indossarla. Può succedere che, durante la stagione, uno non ci pensi più perché si allena sempre e non ci fa caso, ma poi riflettendoci fa effetto averla addosso: la Juve è una squadra che vince ovunque, ed essere nella sua Prmavera non è da poco. E poi crederci non guasta mai: devo onorarla e continuare a farlo nel futuro»
Com’è per te allenarti vicino e talvolta assieme a Buffon, il tuo idolo da ragazzino?
«Ci alleniamo a distanza di 40m, è fantastico. Lui è sempre quello che vedevo da piccolo in tv, le cui parate a volte non sapevo neanche spiegarmi. E poi te lo ritrovi lì, che alla sua età ancora pretende sempre il massimo da sé stesso, cerca sempre di migliorarsi e non ci sta mai a perdere»
Quali sono state le emozioni per la chiamata in tournèe al seguito della Prima Squadra? [CLICCA QUI PER APPROFONDIRE L’ARGOMENTO]
«Sicuramente è stata un’emozione forte. Sinceramente ci credevo per quanto riguarda la prima parte del ritiro, perché la Prima Squadra chiama quasi sempre un ragazzo più giovane. La tournèe tuttavia era una cosa molto più grande, e non me l’aspettavo. Sono tornato nel mio paese natale, dove sono nato e ho vissuto il primo anno di vita e ho i parenti per parte di padre»
Cosa hai imparato dalle amichevoli coi grandi?
«Trovo che i giocatori della Prima Squadra, ragazzi con a volte qualche anno più di te come nei casi di Coman e Pogba, siano persone semplici e normali, che quando vanno in campo si applicano al 100% e dimostrano quello che valgono. E’ questo quello che più mi ha colpito: vedere come un ragazzo tranquillo fuori diventi, in campo, un professionista assolutamente concentrato e serio»
In questa stagione le tue prestazioni sotto gli occhi di tutti, stai bene e stai parando tanto..
«Abbiamo affrontato partite belle toste, sia per la squadra che per me: avversari che ci hanno messo in difficoltà, ma siamo riusciti a cavarcela abbastanza bene. A livello personale ho fatto una buona prima parte fin qui, importante sotto l’aspetto fisico ma soprattutto sotto quello psicologico. Mi sento migliorato a livello di concentrazione, nell’entrare velocemente nella gara»
Quali sono state le parate più belle finora?
«Le due parate contro la Fiorentina in casa loro: una nel primo tempo su colpo di testa arrivato da calcio d’angolo, l’altra nel secondo tempo»
Com’è Emil fuori dal campo?
«Un ragazzo tranquillo. Non ho molto tempo al di fuori del calcio, siamo sempre impegnati qui. Ma il tempo che ho lo spendo con la famiglia rilassandomi, e ogni tanto uscendo»