16 luglio 2014
Spiccata personalità, esperienza e preparazione: questo è l'identikit di Massimiliano Allegri, uno dei migliori tecnici italiani in circolazione, capace in carriera di portare al successo le squadre allenate fin da subito.
Basti vedere la sua esperienza al Milan, dove si è fatto trovare immediatamente pronto all’appuntamento con la storia, centrando un memorabile bis – Scudetto e Supercoppa italiana – alla sua prima stagione in rossonero.
Due volte vincitore della Panchina d’Oro (come allenatore di Lega Pro e, in seguito, come tecnico di Serie A), Massimiliano Allegri è uno dei più giovani allenatori di sempre a vincere il Tricolore. Primo, secondo e terzo nel corso delle sue prime tre stagioni in rossonero, tra i fiori all’occhiello del curriculum del neotecnico bianconero ci sono anche una storica promozione in Serie B con il Sassuolo e due tra le migliori stagioni nella recente storia del Cagliari.
L’annata che lo lancia alla ribalta delle cronache sportive nazionali è proprio quella al comando del Sassuolo (2007/08), quando conquista la prima promozione in Serie B della storia del club neroverde che gli vale il premio “Panchina d’oro” come miglior tecnico della Lega Pro Prima Divisione. Nel maggio 2008, quindi, arriva il primo ingaggio come tecnico di una squadra di A: Cellino lo chiama a Cagliari, la squadra che lo fa conoscere al grande pubblico italiano. Con i sardi, alla prima stagione, arriva non solo la salvezza ma anche un posto a metà classifica in campionato.
Dopo un’annata così, non poteva che arrivare anche la seconda Panchina d’Oro, questa volta come allenatore della massima serie. Nella stagione 2010/11 arriva la chiamata al Milan. Il tricolore manca da sette anni in casa rossonera, ma lui si fa trovare pronto e vince immediatamente lo scudetto, il 18°, venendo premiato al Gran Galà del calcio come miglior tecnico di A del 2011 davanti a Mourinho.
Agonismo, grinta e mentalità offensiva: le caratteristiche del calcio di Allegri si sposano alla perfezione con la filosofia bianconera. Perché alla Juve 'vincere è l'unica cosa che conta', da oltre un secolo a questa parte.