22 novembre 2024
Juventus e Milan si sono affrontate in Serie A per 178 volte, con la prossima ormai alle porte e in programma per sabato 23 novembre alle ore 18:00 allo stadio San Siro di Milano. Riuscire a fare la cernita delle sfide più importanti non è solo operazione complicata, ma in parte inutile dato che, quella tra bianconeri e rossoneri, è una partita diversa dalle altre. A prescindere dallo spettacolo messo in mostra in campo.
Di certo però alcuni gesti sono rimasti impressi nella mente dei tifosi più di altri, alle volte per la loro decisività, altre per la loro bellezza: un guizzo, una prodezza che realizzata in un contesto su cui sono puntati così tanti riflettori, possono regalare l’immortalità.
Un esempio? Basta pensare al colpo di tacco - mossa astuta e poetica al tempo stesso, che ruba il tempo alla difesa avversaria e l’occhio allo spettatore. Sembra quasi un incidente di percorso, una deviazione non voluta - spesso non attesa - la palla cambia traiettoria e chi dovrebbe opporsi a quel gesto ne diventa nuovo spettatore.
Una giocata che, fateci caso, lascia involontariamente a bocca aperta: verrebbe da definirlo quasi “colpo di tocco”, solo con le o a disegnare le labbra esattamente come il suono di stupore che scuote i tifosi. Il più famoso per intere generazioni di appassionati, bianconeri e non, è stato quello con cui Roberto Bettega, in un pomeriggio d’autunno del 1971, ha trovato la via del gol in un Milan-Juventus.
Una partita e un palcoscenico diverso dagli altri sul quale, a soli 21 anni (ancora da compiere), uno dei più grandi attaccanti della storia della Juventus e del calcio italiano, si è preso la scena.
ROBERTO BETTEGA, UN UOMO CON LA JUVENTUS NEL CUORE E NEL DESTINO
Bettega è figlio del suo tempo, degli anni ’50 di un’Italia in ripresa economica dopo la guerra, in un mondo fatto di operai, di calcio giocato nei cortili e di domeniche fortunate allo stadio: è proprio durante una di quelle che suo padre, d’origine veneta ma trapiantato a Torino per lavorare alla FIAT, lo porta allo stadio a vedere il Derby della Mole. La storia di Bobby Gol in bianconero inizia lì, con gli occhi sgranati del bambino che sogna un giorno di indossarla quella maglia.
Parte così, per gioco e per passione, la trafila nelle giovanili della Juventus, con Bettega che gioca un anno in prestito a Varese e poi, a 20 anni ancora da compiere, entra in Prima Squadra per restarci nelle successive 13 stagioni - costellate da 178 reti, terzo marcatore all-time del nostro club - e regalandosi decine di trofei di squadra e personali.
Nell’autunno del 1971 Bobby Gol non sa ancora che riuscirà a segnare e vincere così tanto, ma in un pomeriggio meneghino intuisce sicuramente di poter lasciare il segno nella storia del calcio italiano, della Juventus e anche delle sfide contro il Milan.
MILAN-JUVE, IL COLPO DI TACCO E L’INIZIO DELLA LEGGENDA
31 ottobre 1971.
Milan-Juventus, sfida al vertice di inizio campionato. In molti si aspettano una partita in equilibrio, con i bianconeri che schierano una squadra offensiva, con tanti giocatori pronti ad affondare il colpo, e al tempo stesso molto giovane. Invece non c’è storia: la Juventus domina a Milano e si prende la vittoria per 4-1, trascinata da un attaccante in grado di fare cose non comuni per un giocatore di inizi anni ’70.
Bettega partecipa alla manovra, gioca di sponda, viene incontro, fa da raccordo, ha visione di gioco e poi certo, con quel piede lì, sa fare anche gol.
Ne segna due a quel Milan nella prima mezz’ora di gioco: prima di testa, con quello che è un vero e proprio tratto distintivo della sua carriera, e poi di tacco - con la naturalezza di chi sa quei gesti non si pensano, non sono frutto di ragionamento. Semplicemente, accadono.
L’ottima giocata di Anastasi sul lato destro dell’area di rigore porta al cross in mezzo: Bettega, che aveva dato il via all’azione prima di lanciarsi in area, va incontro al pallone e colpisce di tacco. Traiettoria perfetta e gol.
Precisione. Talento. Destino.
L’essenza di un Milan-Juve e dei Milan-Juve più in generale: una storia che è sempre piacevole tornare a rivivere e raccontare.