25 marzo 2020
Non capita molte volte di essere compagni nelle formazioni giovanili e poi incontrarsi in prima squadra. Tanto meno succede a 7 anni di distanza, dopo una serie di eventi piuttosto nutrita di colpi di scena. Chissà se ci hanno pensato Sergio Brio e Paolo Rossi, classe 1956 entrambi, quando il 5 maggio 1982 si sono trovati a condividere la titolarità nella Juventus che scende in campo a Udine. Chissà se, venticinquenni ormai affermati (due mesi e mezzo dopo e Pablito diventa il capocannoniere del Mundial spagnolo) hanno rievocato quella volta che - insieme a Nicola Zanone – sono stati intervistati da Hurrà Juventuscome promesse del vivaio bianconero. A 18 anni si possono già avere un po' di idee sul proprio futuro, soprattutto se professionalmente parlando qualche tappa significativa c'è già stata. Ed avere la personalità di esprimerle ad alta voce, con tutto l'entusiasmo della propria età.
SERGIO E PAOLO
La maglia della prima squadra Brio l'ha indossata tre mesi prima in un'amichevole a Lecco. Viene definito “uno stangone simpaticissimo” e, soprattutto, uno di personalità: “è inoltre assai schietto, e lo dimostra un paio di volte, allorché si dichiara “non d'accordo” con l'intervistatore: ragazzo cioè di forte carattere, che ci ricorda un po' il Causio prima maniera, quando, sentendosi in un determinato caso intimidito, reagisce quasi con furore, ribaltando così la situazione”. Inevitabile l'accostamento istintivo al Barone, data la stessa provenienza leccese. Anche se vedendo lo sviluppo delle carriere dei due e la personalità, i due sono agli antipodi e non solo per ragioni di ruolo.
Quanto a Paolo Rossi, toscano, un anno prima dell'intervista è stato schierato titolare in una gara di Coppa Italia a Cesena. Le relazioni sul suo conto sono più che positive, peccato che sia già passato sotto i ferri troppe volte, subendo l'asportazione di ben tre menischi. Il ritratto proposto, perciò, è quello di un ragazzo “con un sorriso buono ma con due occhi un po' tristi”. Si vede che è il suo destino – lo si capirà meglio per l'appunto al Mondiale '82 – partire da situazioni problematiche e volgerle a proprio vantaggio (alzi la mano chi non ne avrebbe voluto l'esclusione dai titolari azzurri dopo le prime 3 gare, a eccezione naturalmente di Enzo Bearzot)
IL MODELLO D'ISPIRAZIONE
Ogni ragazzo che dà calci a un pallone ha un punto di riferimento, un idolo che traccia la strada maestra, almeno idealmente. Può sorprendere quello di Rossi, se non si sapesse che anche l'evoluzione della sua carriera ha avuto una sterzata, sorprendente come quelle che gli permettevano di essere un grande “rapinatore” dell'area di rigore. Lui non nasce come centravanti, bensì come ala, ed ha come modello un campione che ha segnato un'epoca nel Brasile che ha vinto i Mondiali del 1958 e 1962 (e il cui eco, evidentemente, è andato ben oltre l'infanzia di Paolo): “Un calciatore esiste, per il quale da giovanissimo ho fatto pazzie, e del quale, sia pure in sedicesimo, mi sembra di avere qualche caratteristica, e cioè il grande Garrincha”. Brio è invece più granitico, come richiede la professione dello stopper (oggi si direbbe del centrale difensivo), non ha un solo punto cardinale nel suo processo di apprendimento: “Seguo tutti, negli exploits come negli errori, e cerco di imparare, prendendo, come si dice, un po' di buon polline da ogni fiore”.
IORESTOACASA
In tempi di sosta forzata, può essere utile, anche a così tanti anni di distanza, fare un piccolo viaggio nei gusti “culturali” di due ragazzi del 1975. Se qualche giovane d'oggi volesse trarne materia d'ispirazione, sappia in anticipo che sono scelte ovviamente datate, ma estremamente affascinanti.
“Mi piacciono molto i film drammatici, e fra gli attori che preferisco citerei Dustin Hoffman e Katrine Rose, quella de Il Laureato.· Vedo poco la televisione perché le ore serali le passo davanti ad un libro di scuola. Come letture diciamo il mio conterraneo Pratolini” (Paolo Rossi).
“Fra i miei preferiti vi sono i film polizieschi; come attore uno dei migliori è Alain Delon; l'attrice di cui non perdo un film è Laura Antonelli; leggo parecchio, specie giornali e libri che abbiano come argomento la storia” (Sergio Brio).