25 marzo 2021
Stasera, in occasione di Italia-Irlanda del Nord, la Nazionale scenderà in campo con il lutto al braccio e verrà osservato un minuto di silenzio in ricordo di 5 giocatori scomparsi nell'ultimo anno: Pierino Prati, Mario Corso, Mauro Bellugi e due grandi juventini, Paolo Rossi e Pietro Anastasi. Due storie indimenticabili in azzurro e in bianconero.
PABLITO
Dino Zoff anticipa Paolo Rossi in un Juventus-Perugia del 1979-80. Il portiere e l'attaccante sono avversari di giornata ma in azzurro hanno già condiviso l'avventura del Mondiale in Argentina nel 1978. E proprio in quella spedizione, il ragazzo cresciuto nel vivaio della Juve e all'epoca bomber del Vicenza, è diventato per tutti Pablito, andando in gol già nella gara d'esordio con la Francia e mettendo in mostra quelle qualità che già da giovane si intuivano: velocità d'esecuzione, opportunismo, vivacità.
PRIMA DEL MUNDIAL
Gli occhi sono tutti su di lui domenica 2 maggio 1982. A cominciare da quelli del Commissario Tecnico Enzo Bearzot, in tribuna a Udine a osservare lo stato di forma di Rossi rientrato all'attività agonistica dopo una lunga pausa. C'è da valutare se convocarlo per il Mundial che da lì a poco prende il via in Spagna. Paolo risponde con un gol di testa e – forse anche per la divisa della Juve che ricorda un po' quella della Nazionale – a posteriori sembra un trailer di quanto poi riuscirà a fare nella finale tra Italia e Germania.
I NUMERI DI ROSSI
Un abbraccio juventino con Antonio Cabrini, una replica di quelli in azzurro. Paolo Rossi è l'uomo del 1982 e i 6 gol di quel Mundial – tripletta al Brasile, doppietta alla Polonia e sigillo finale alla Germania – si impongono nella memoria di ogni italiano. Ma i suoi numeri vanno anche oltre. Perché sono 20 le reti segnate complessivamente in 48 partite disputate. E se la Nazionale post-Spagna non riesce più a ripetersi, lui con l'Italia mantiene una media realizzativa superiore a quella registrata in bianconero.
IL RAGAZZO DEL '68
In questa foto si vede Pietro Anastasi con due compagni di Nazionale: il portiere Ricky Albertosi e Franco Causio, che condivide anche la militanza nella Juventus. Siamo all'inizio degli anni '70, ma l'affermazione azzurra e bianconera del bomber siculo va retrodata al 1968. In quell'anno Anastasi va in gol nella finale dell'Europeo alla sua seconda apparizione nell'Italia. La Juve non si fa scappare un ventenne di così grandi speranze. Del resto, pochi mesi prima, con il suo Varese ha realizzato una tripletta proprio contro la Signora, inducendo Hurrà Juventus a coniare un neologismo per descrivere l'atteggiamento dei giocatori bianconeri «Anastatizzati».
IL COMUNALE E PIETRO
Sono 25 le gare azzurre di Anastasi e 8 le reti messe a segno. Due le ha realizzate davanti al suo pubblico, a Torino, che lo esalta e gli infonde una carica straordinaria per andare a combattere su ogni pallone. La prima la fa alla Jugoslavia in un remake della finale del 1968 posticipato di 4 anni. Quella che scatena il boato più grande è la sfida all'Inghilterra del 1973. La foto raffigura il momento clou, quando Pietro raccoglie la corta respinta di Shilton - il portiere del famoso Argentina-Inghilterra del 1986 - su un'incursione di Paolo Pulici. Un gol storico, che apre il via al 2-0 rafforzato da un altro juventino, Fabio Capello: per la prima volta l'Italia sconfigge i maestri del calcio.