18 giugno 2020
Non si è mai più verificata una stagione come quella del 1994-95, imperniata su un dualismo vissuto in ben tre competizioni, un testa a testa che ha portato le due contendenti a una forma di sana rivalità che a ogni occasione d'incontro aveva un motivo per rafforzarsi. Juventus contro Parma, la Coppa Italia a chiudere l'annata per stabilire chi sarebbe riuscita a fare meglio del concorrente per il numero dei trofei, visto che il peso ognuno lo calcola secondo la propria storia e le proprie convinzioni. Non c'è dubbio che la Coppa Uefa arrivata in Emilia rappresentasse molto per un club che si era affacciato da soli cinque anni alla ribalta della Serie A. Trovare una collocazione in prima fila e così prestigiosa anche nel contesto europeo rivestiva un grande significato, confermando quanto di straordinario avesse già mostrato nel 1993, quando aveva alzato la Coppa delle Coppe. Ma a Torino quella sconfitta in finale non era stata vissuta come un dramma, troppa era la gioia per il ritorno a casa dello scudetto, atteso da 9 anni. In più, il divario contro il Parma non era maturato solo nelle 34 giornate del torneo, ma anche nei confronti diretti, due affermazioni così nette da proporsi come paradigmatiche dell'intero percorso: 3-1 al Tardini all'andata e 4-0 al Delle Alpi, nell'indimenticabile giornata della conquista matematica del tricolore.
“Il difficile è sempre riconfermarsi, rivincere. Non per niente ho detto ai giocatori, scherzando ma non troppo, la sera dopo la partita di campionato con il Parma, che avevamo sì vinto lo scudetto, ma che avevamo ancora da affrontare la Coppa Italia”. Le parole di Marcello Lippi sono legge all'interno dello spogliatoio bianconero. La risposta della squadra è conseguente. Nella doppia finale che chiude la stagione, la differenza di valori si traduce in una condotta di gara di notevole concentrazione. A Torino decide Porrini sfruttando un calcio d'angolo. A Parma il difensore si ripete, poi Ravanelli firma il punto del raddoppio. La Juve fa il bis campionato-coppa, un'impresa che mancava dal lontanissimo 1960 e che per 20 anni non riuscirà più, prima che Massimiliano Allegri la riviva andando pure oltre, proponendola per 4 volte consecutive, un record difficilmente raggiungibile.
LIPPI E I SUOI UOMINI
Marcello Lippi si merita la copertina di Hurrà Juventus del mese di luglio del 1995. L'immagine è proprio quella che celebra la nona Coppa Italia, sigillo finale su quella che giustamente viene definita nel titolo come “Una stagione trionfale”. Ad innalzare il tecnico ci sono due uomini simbolo di quella squadra, Vialli e Carrera.
Gianluca è il capitano e basterebbe un'immagine dell'ultima partita per capire quanto peso abbia la fascia che porta. Seduto in panchina, sul 2-0 per la Juve, lo si vede urlare all'indirizzo dei compagni per caricarli ancora e per dare libero sfogo alla tensione accumulata. “E' il trionfo del collettivo, non dei singoli”, è il suo manifesto che vale per ogni confronto. In questa specifica occasione è scattato persino qualcosa in più del solito: “La Juve poteva sembrare appagata dal ventitreesimo scudetto, eppure ha giocato la più bella partita della stagione”.
Massimo è la prova provata di quanto il mister sia riuscito a costruire un gruppo compatto, dove tutti sono importanti e anche quelli che giocano di meno rientrano a pieno titolo nelle imprese che si vanno a compiere. Per dirla con le parole di Sergio Porrini, l'eroe delle finali che a inizio stagione sembrava sul punto di lasciare Torino proprio in direzione Parma, “Forse non sarei arrivato a tanto senza il lavoro dell'allenatore e del nostro preparatore atletico. Hanno curato in particolare chi come me giocava di meno”. I risultati sono la conseguenza di questa attenzione ai dettagli.
IL PESO DELLA COPPA
Le foto interne al mensile traducono in maniera nitida la soddisfazione per la vittoria a Parma, netta anche perché la partita viene messa in discesa già a metà del primo tempo e all'ottavo della ripresa il 2-0 chiude i conti con largo anticipo. “Ci tenevamo a vincere”, racconta Ravanelli, “e se ancora ce ne fosse stato bisogno, abbiamo dimostrato di essere i più forti di tutti”. Per Fabrizio, protagonista di una stagione memorabile, Parma rappresenta un sesto dei suoi gol totali, 5 su 30, con il peso determinante delle due doppiette in campionato.
A chiudere il servizio, c'è una foto di Ciro Ferrara con la coppa in mano ed un po' di notizie storiche sulle caratteristiche tecniche di ciò che mostra con orgoglio: “II trofeo della Coppa Italia venne ordinato dalla federazione allo studio dell'orafo milanese Faraone nel 1960. Placcata in oro 750/l000 e alta 41 millimetri, la coppa ha il diametro di 230 millimetri e pesa 2.407 grammi. L'intero trofeo è montato su un blocco di marmo nero del Belgio ed è alto 570 millimetri, mentre il suo peso è di 16.500 grammi. Sulla parte mediana della coppa è applicata una fascia di smalti riproducenti più volte i colori nazionali. Sulla grande placca aurea del basamento sono incisi i nomi delle squadre vincenti dal dopoguerra ad oggi (la Juventus fu la prima squadra ad aggiudicarsi il nuovo trofeo)”.
HIGHLIGHTS: Parma-Juventus 0-2 - The Bianconeri lift the 1995 Coppa Italia!