29 aprile 2020
In questi giorni di sosta forzata ci sono state molte occasioni per rivedere brani del nostro passato. Lontani dalle ragioni della contingenza e immersi in un repertorio vasto, si è potuto così apprezzare in maniera più ragionata la dimensione qualitativa di alcuni giocatori e tra questi Fabio Quagliarella si è ritagliato una parte da protagonista. Il motivo è molto semplice.
Al di là dei numeri, che pure sono estremamente lusinghieri per colui che l'anno scorso si è guadagnato il titolo di capocannoniere della Serie A a dispetto dell'età che avanza, l'ex bianconero è un bomber che ha saputo definire un suo stile. I suoi gol sono frutto del coraggio, talvolta ai limiti della follia, come ben sanno i tifosi della Signora. Soluzioni in acrobazia e conclusioni da posizioni impossibili: questo è stato – e lo è tuttora - il suo marchio di fabbrica, che la Juventus ha potuto apprezzare nelle 4 stagioni vissute insieme, dal 2010 al 2014. Nella galleria delle sue 30 realizzazioni, sono molte quelle che si impongono per bellezza e che ne definiscono la cifra tecnica. E forse la sua firma più indelebile è in quel “pronti, via e gol” di San Siro nel campionato del secondo scudetto consecutivo, quando al terzo minuto un destro gela un ottimo portiere come Samir Handanovic, sorpreso da tanta rapidità d'esecuzione oltre che dalla lunga distanza. Perché Fabio è uno che vede subito la porta, è il suo primo pensiero, anche quando non è facile intercettarla con lo sguardo.
C'è però un gol speciale per Quagliarella, il più atteso, quello festeggiato con un misto di felicità e rabbia. Come si fa quando si esce da una situazione difficile, lunga e tormentata. E' quello messo a segno nel pomeriggio del 18 dicembre del 2011: non è una rete che incide fortemente sul risultato, non è neanche una delle più in linea con le sue abitudini. E' probabile che nella memoria di tanti si sia un po' perduta, non è in Juventus-Novara che si compie la parte più emozionante del cammino della squadra nella stagione del primo tricolore. Ma Fabio, ne siamo certi, quel momento lo ha bene in testa.
L'ANTEFATTO
L'antefatto di quel gol è piuttosto lungo. Non si può che partire dal primo anno di Fabio in bianconero, con 9 gol nella prima parte del torneo, un rapido inserimento nella squadra e la sensazione gara dopo gara di avere trovato il terminale decisivo per un ulteriore salto di qualità collettivo. Un percorso che si interrompe bruscamente il 6 gennaio 2011 in Juventus-Parma con l'infortunio al legamento crociato anteriore destro. Lo stop è lungo e doloroso, si ragiona sui mesi. Diventa normale - in questi casi dove gli ottimisti sono in minoranza - che per rialzarti col fisico e nel morale ti rimetta a pensare al tuo ultimo gol, quella splendida rovesciata al Chievo da azione originata da un calcio d'angolo. L'esatta raffigurazione di cosa si intenda quando si parla di un gol “alla Quagliarella”...
Cambia molto alla Juve nell'estate di quell'anno, non la fiducia verso le capacità di recupero dell'attaccante campano. Otto mesi dopo, a Catania, rivede il campo per gli ultimi di gara. Antonio Conte gli riaffida successivamente la maglia da titolare solo in Coppa Italia, è ancora troppo presto per buttarlo nella mischia dal primo minuto.
LA CILIEGINA SULLA TORTA
Sono trascorsi 364 giorni dall'ultimo gol e tocca a lui contro il Novara. “Quando ho saputo che il mister mi avrebbe messo dall'inizio mi interessava solo cercare la prestazione ed è arrivata”. Parla così Fabio, alla fine della gara con il Novara, ed è la giusta descrizione di quanto visto in campo. Il 18 bianconero – in maglia rosa quel giorno – partecipa da sponda a molte delle tante occasioni prodotte (se ne contano 14 a fine partita). Prende anche più falli di ogni altro compagno e determina 2 cartellini gialli per gli avversari: segnali che non c'è nessuna paura nei contrasti, anzi, li si cerca.
A un quarto d'ora dal termine si prende la scena. C'è un corner calciato da Pepe, esattamente com'era successo a Verona. Niente rovesciata stavolta, Quagliarella salta e resta in aria quel tanto che serve per rubare il tempo al difensore. L'impatto con il pallone è perfetto, il colpo di testa regala il 2-0 alla Juve. “Il gol è stata la ciliegina sulla torta, da dedicare a Storari e Toni che me lo avevano pronosticato”.
Un anno dopo (meno 24 ore) il passato si allontana decisamente e si può guardare avanti...