05 ottobre 2015
Non è più tra noi un grande calciatore della Juventus per otto stagioni, a cavallo tra il 1955 e il 1963: si tratta di Flavio Emoli, spirato quest’oggi in ospedale, Genova.
Nato a Torino il 23 agosto del 1934 e cresciuto calcisticamente nel vivaio juventino come altri campioni del passato e del presente, si fa notare al pubblico nazionale e agli addetti ai lavori come il classico mediano, l'uomo irriducibile del centrocampo, la cui spinta vigorosa e dinamica avrebbe potuto esaltare l'azione di qualsiasi asso dell’attacco.
Metodista della parte destra del centrocampo, marcava come si usava a quei tempi quasi “ad personam”, rendendosi spesso protagonista di arcigni duelli con l’ala di giornata. Scolpito nella roccia, caparbio e generosissimo, Emoli, riuscì a profondere tesori di energie su ogni campo d'Italia. Rappresentò un punto di forza indiscusso della Juventus di Charles e Sivori, con grandi meriti nella conquista di tre scudetti (1957/58, quello della prima stella, 1959/60 e 1960/61) e due Coppe Italia (1958/59 e 1959/60).
Sotto la guida di Paul Amaral, a ventott'anni compiuti, riuscì a trasformarsi in un superbo giocatore di difesa. Esuberante e propenso a buttarsi nella mischia: dote prima di un combattente di razza. Cambiando ruolo, e spostandosi sulla fascia, riuscì a giocare con ancor più efficacia ed essenzialità.
Durante la sua parabola umana e sportiva, Flavio Emoli è sempre rimasto sobrio e integro come quando compì i primi passi alla Juventus con Luigi Bertolini e Sandro Puppo, rappresentando come scrisse Hurrà Juventus nel febbraio del ’63 “il prototipo della serietà e della modestia personificate. Un raro esempio di virtù da additare alle future generazioni calcistiche”.