08 settembre 2020
Il 2020 è un anno mai visto. Per il mondo e la sua economia, e di conseguenza, anche per il calcio.
Oggi Andrea Agnelli ha fotografato il momento del calcio europeo, in occasione della ventiquattresima edizione dell’Assemblea Generale della European Club Association, di cui è Presidente.
«ORGOGLIOSI DI AVERE CONCLUSO LE COMPETIZIONI»
«Possiamo solo essere orgogliosi di aver concluso le competizioni domestiche e internazionali in Europa e mi complimento con le squadre che hanno vinto Champions League ed Europa League, il Bayern Monaco e il Siviglia, e anche con il Lione Femminile che ha vinto la Women's Champions League e il Real Madrid che ha conquistato la Youth League – le parole di Agnelli, pronunciate prima durante la relazione introduttiva in mattinata, e poi durante il momento di Q&A con i giornalisti europei – Siamo consapevoli della mole di lavoro e dei compromessi che sono stati fatti per portare tutto a termine e ne siamo fieri. La scorsa stagione è stata una delle più difficili nel nostro settore, senza contare le complicazioni che la pandemia ha portato in tutti gli aspetti della vita. Quello che è stato messo in luce è che il rischio imprenditoriale del settore ricade sulle spalle dei club; ci muoviamo in un quadro macroeconomico che si sta contraendo a livello globale, pertanto dobbiamo capire dove siamo in questo momento: stiamo analizzando le conseguenze della pandemia, come accade in ogni compagnia o industria; una prima visione di quanto sta accadendo nel mondo del calcio la avremo a ottobre, quando la maggior parte dei club avranno pubblicato i loro bilanci; più definita sarà la situazione fra un anno, nell’autunno del 2021».
IL PRESENTE E IL PROSSIMO FUTURO
«Non abbiamo ancora una visione chiara di come i regolatori e i governanti normeranno il panorama in cui dovremo muoverci. Ogni azione che assicuri la salute pubblica avrà il nostro sostegno, perché questa è la cosa più importante. Detto ciò, al momento non sappiamo ancora come si evolverà la stagione 2020/2021. La speranza è che, a livello generale, si torni gradualmente al ritorno del pubblico allo stadio. Uno stadio vuoto non è quello che vogliamo vedere: non è la stessa cosa giocare con o senza il pubblico».
«Le revenue dalla vendita di biglietti sono state completamente spazzate via, ma si sono contratte anche quelle da parte dei broadcasters sia a livello nazionale che internazionale. Possiamo stimare la decrescita in circa 4 miliardi di euro nei prossimi due anni, e, secondo la FIFA, il 90% di queste perdite impatterà sui club. Le stime dicono che il valore complessivo del mercato si ridurrà del 20-30% e ciò dimostra come sia evidente che ci sia meno denaro in circolazione. Dobbiamo essere molto attenti a come gestiamo le prossime stagioni, perché se è vero che, a livello quantitativo assoluto, quanto è accaduto impatterà maggiormente sui grandi club, chi ne soffrirà di più in termini proporzionali e percentuali saranno le società piccole e medie»
DENTRO E FUORI DAL CAMPO
«La situazione è da analizzare su due versanti: dentro e fuori dal campo. Gli attori sono quindi da una parte gli atleti e gli staff, dall’altro i manager che operano nei club. Sarà una sfida difficile, dovremo cambiare il modo in cui operiamo, soffermandoci sulle infrastrutture, sui salari dei calciatori e sui settori giovanili. Concordo con il pensiero del Presidente dell'UEFA Ceferin, quando sostiene che le cose torneranno gradualmente alla normalità: nel frattempo dobbiamo fronteggiare la situazione attuale».
APRIRE UN DIALOGO FRA I CLUB
«Aprire il prima possibile un dialogo fra noi è di primaria importanza, perché le cicatrici di questa crisi saranno molto profonde. I club devono lavorare insieme per promuovere una posizione comune, con i nostri stakeholder, parlando con un’unica voce. Dobbiamo essere sicuri che tutti i club possano proseguire il loro cammino».