27 maggio 2014
“L'impegno straordinario di un uomo: Umberto Agnelli” è questo il titolo dell'incontro che si è tenuto questa mattina a Sestriere per ricordare il Dottore, a dieci anni dalla sua scomparsa.
In sala erano presenti Donna Allegra, John Elkann, presidente di FCA e i membri della Famiglia, Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, oltre ad autorità e amici del Dottore. Sul palco sono intervenuti i sindaci di Sestriere e Torino Valter Marin e Piero Fassino, l'ambasciatore del Giappone in Italia Masaharu Kono, l'amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne, l'onorevole Enrico Letta, Pavel Nedved e Andrea Agnelli. Un parterre eterogeneo che ha permesso di ricordare i tanti volti di Umberto Agnelli, imprenditore di successo, politico, personalità di respiro internazionale profondamente legata al suo territorio e alla sua città, presidente, punto di riferimento e primo tifoso della Juventus. E per la Juventus, oltre ad Andrea Agnelli e Pavel Nedved sul palco, in sala erano presenti gli amministratori delegati Giuseppe Marotta e Aldo Mazzia, Antonio Conte e Gianluigi Buffon, in rappresentanza della squadra.
«Umberto Agnelli è stata una figura cruciale per lo sport italiano – ha ricordato Nedved nel suo intervento- Con il Dottore si parlava poco, ma si comunicava molto. I suoi silenzi, i suoi sorrisi erano un conforto e una guida. Nel calcio parla il campo, l'impegno, la fatica... Le parole servono in rari momenti e servono quelle giuste: lui sapeva dosarle e non sprecarle. Aveva carisma e dava sicurezza e sono queste le qualità perfette per comunicare con gli atleti. Fu il primo a sostenere pubblicamente che il calcio aveva bisogno di campioni, ma anche di equilibrio e autofinanziamento, una realtà con cui oggi tutti siamo chiamati a confrontarci». «Alla Juventus ha portato grandi campioni da Sivori, a Charles, a Zidane, a Buffon a Davids... Ho mille ricordi di lui negli spogliatoi o allo stadio, o magari il giorno dopo la partita mentre bevevamo il caffè a casa mia, ma voglio rammentare un episodio in particolare: era la cena di Natale del 2003 e vidi che molti compagni, mentre parlavano con lui, si giravano per guardarmi. Umberto Agnelli stava parlando del Pallone d'Oro, confidando la speranza che fossi io a vincerlo. La sapeva lunga il Dottore... Pochi giorni dopo mi ritrovai sulla copertina di France Football. Una gioia enorme, che potei condividere con lui prima che ci lasciasse». Come Nedved, ogni relatore ha portato il proprio contributo ricordando la figura di Umberto Agnelli attraverso aneddoti particolari. E ne è uscito un affresco che «ha spiegato quale sia stato l'impegno straordinario di mio padre – ha sottolineato Andrea Agnelli – Più delle parole dette però mi ha colpito il sentimento con cui stono state dette. Umberto Agnelli era un uomo proiettato al futuro, un leader attraverso i suoi comportamenti. Erano questi, non le sue parole a fare la differenza. Ognuno di noi conserva nel cuore aspetti diversi della sua figura, ma due credo siano comuni a tutti: il rigore e la dolcezza, era intransigente nella disciplina, ma amabile nei rapporti. Ma la straordinarietà di mio padre è sempre stata la forza della normalità. L'ha accompagnato per tutta la sua vita e mi auguro possa accompagnare sempre anche ogni membro della famiglia».