25 maggio 2017
Quali sono le sfide che un manager deve essere in grado di affrontare nel mondo dello sport, bilanciando la sfera economica e contrattuale con quella umana e personale? E che cosa distingue oggi lo "Stile Juventus" nella gestione manageriale, dentro e fuori dal campo?
Questi sono alcuni dei temi affrontati oggi, nel corso di un evento-workshop organizzato da Randstad, official partner della Juventus, presso la sala conferenze dello Juventus Stadium, dal CEO & General Manager Sport bianconero, Giuseppe Marotta, nonché dal co-chief Revenue Officer & Head of Global Partnerships del nostro Club, Giorgio Ricci.
Nel corso dell'evento, condotto dal giornalista del Sole 24 Ore, Marco Bellinazzo, i due dirigenti bianconeri hanno avuto modo di rispondere a una serie di domande in ambito di stile manageriale, organizzazione, pensiero strategico e rapporti umani nel calcio e in azienda, rivolgendosi agli ospiti di Randstad, selezionati tra una platea di manager e imprenditori.
«Il fenomeno del calcio è molto complesso» - ha spiegato il CEO bianconero Giuseppe Marotta - «è una vera e propria metafora della vita. Per gestire una squadra, servono grandissime competenze, con autonomie e deleghe importanti. La competenza è indispensabile, i ruoli devono essere precisi e i profili di altissimo livello, per far sì che venga creato un modello vincente. La Juventus è una squadra non soltanto in campo: dietro gli undici calciatori, c'è una squadra "invisibile" di quasi 500 dipendenti che lavorano per metterli nelle condizioni di svolgere il loro lavoro nel miglior modo possibile».
Il responsabile dell'area sportiva bianconera ha poi parlato del ruolo dell'allenatore, e del rapporto con la dirigenza: «Il responsabile dell'area tecnica, il leader del gruppo, è l'allenatore, ed è nostro dovere riconoscerlo come tale, perché l'ingerenza della dirigenza nell'aspetto relazionale può creare dei problemi. Lo spogliatoio per noi è un luogo sacro: lì parla solo ed esclusivamente il tecnico».
Infine, tra le domande rivolte dal pubblico, alcune hanno riguardato il rapporto con il Presidente, Andrea Agnelli: «Il Presidente è il primo tifoso della Juventus, è cresciuto nello spogliatoio» - ha risposto Marotta - «È un uomo di calcio, dalla grandissima competenza, che ha avuto la lungimiranza di creare un modello vincente, attribuendo grandi deleghe e rispettando i ruoli dei suoi collaboratori, supportandoli nelle decisioni».
Si è parlato, poi, con Giorgio Ricci di business e di crescita, soprattutto all'estero, del brand Juventus: «Negli ultimi anni si è aperto letteralmente un modo e abbiamo dovuto strutturarci per andare a cogliere nuove opportunità fuori dall'Europa. La scelta della Juventus è stata quella di internalizzare, lavorando su un modello di business quasi "proprietario", gestendo in autonomia le sponsorizzazioni, la capitalizzazione delle tournée, il merchandising e l'area digitale. Oggi la Juventus è in grado di attrarre persone che possono apprendere internamente un modello manageriale applicato al business sportivo, e di formare dei manager».
«In Italia questi sei anni di vittorie hanno creato la fan base del futuro» - ha spiegato Giorgio Ricci, intervenendo sul tema del nuovo logo e delle prospettive del Club a livello commerciale - «Negli ultimi anni siamo cresciuti tantissimo tra i bambini, che sono i tifosi del futuro, ma non ci vogliamo limitare a quello che abbiamo fatto fino a ieri. La nuova identità visiva esprime il mondo che abbiamo davanti: vogliamo aumentare le modalità per entrare in contatto col mondo Juventus, moltiplicare le esperienze di intrattenimento, e non sederci su una situazione di dominanza sul mercato interno, reinventandoci pensando già al domani».