26 novembre 2014
Sono gli amori che nascono nelle situazioni più difficili e travagliate quelli più intensi, che durano una vita e non ti lasciano mai. Lo dimostra la storia di nonno Pierino Vacca, che oggi compie cent’anni. Uno dei tifosi bianconeri più anziani, innamoratosi della Signora nel campo di internamento di Zonderwater durante la seconda Guerra Mondiale. La sua storia è quella dei prigionieri italiani in Sudafrica sopravvissuti dentro la pancia di un conflitto mondiale grazie allo sport – e alla Juventus, nel nostro caso – rinchiusi in una prigione a cielo aperto, “talmente remota da aver lasciato poche tracce persino nei libri di storia”. A Zonderwater, luogo desolato a una cinquantina di km da Pretoria, Sudafrica, Pierino Vacca ha vissuto con altri centomila commilitoni italiani dal 1941 al 1947. Tutti soldati nel pieno della giovinezza che, sotto il comando del colonello Henrik Fredrik Prinsloo, fecero dello sport la propria, quotidiana ragione di esistere
E’ proprio lì che sboccia l’amore tra il giovane Pierino, deportato dagli inglesi dopo la sua cattura a Tobruq, e la Juventus.
Nato nel giorno in cui la Signora avrebbe conquistato la sua seconda coppa Intercontinentale in un piccolo paese nella provincia di Salerno nel 1914 (unico maschio di sei figli), Pierino inizia a lavorare quando è ancora imberbe per aiutare la famiglia numerosa, che "a quei tempi c'era poco tempo per giocare, si doveva diventare adulti in fretta, per necessità."
Il mestiere che impara da giovane, ovvero quello di calzolaio, gli torna utile anche in prigionia, dove è subito benvoluto sia dagli italiani che dagli inglesi perché sempre disponibile a cambiare una soletta o a riparare un buco in una scarpa.
Ma le scarpe che ama riparare a Zonderwater, dove mette più attenzione, sono gli scarpini da calcio. In mezzo a tutti quei militari ci sono infatti dei veri e propri campioni, dalla mezzala del Torino Giovanni Taglietti al terzino sinistro della Juventus Araldo Caprili.
A Zonderwater si disputano infatti tornei di calcio in cui gareggiano squadre con i nomi di Juventus, Roma, Torino, Vittoria, Savoia. Un campionato vissuto con tale passione da trasformare in divi i più bravi tra i prigionieri, come narra Carlo Annese nel suo libro “I diavoli di Zonderwater” (prefazione di Gian Antonio Stella).
Dai racconti di Pierino, questi calciatori gli parlavano di una squadra di calcio italiana che chiamavano Juventus (o, per dirla a suo modo, “juventute”), e ancora oggi se una persona gli dice "Forza Juve", lui continuando la frase ribatte a stretto giro..."sempre fino alla fine".
Tornato a casa dopo sette anni di prigionia, Pierino può finalmente riabbracciare la propria famiglia e reinventarsi un futuro insieme a Velia, sua futura sposa. Trasferitosi a Laviano, lavora nel mulino del paese e coltiva il suo piccolo orticello, non facendosi mai mancare a tavola il classico "bicchiere di vino quotidiano". Il sisma dell’Irpinia danneggia anche il mulino, ma Pierino non è tipo da starsene con le mani in mano: si rimbocca le maniche, aiuta i suoi compaesani nella ricostruzione e si fa assumere come manovale in una ditta di costruzioni, fino alla pensione.
Ogni domenica non si perde nemmeno un istante di cronaca sportiva, e per tutti e novanta i minuti resta incollato con l'orecchio alla sua radiolina per ascoltare e gioire delle vittorie della sua Juventus. Possiamo scommettere che nonno Pierino, anche questa sera, sarà lì a tifare Malmoe-Juventus assieme ad altri milioni di tifosi bianconeri nel mondo.
In tutti questi anni la fede bianconera è stata una delle grandi costanti della sua vita e, come testimonia chi gli è più vicino, continua a sostenere – forse esagerando – che la Juve "è la cosa che ancora mi tiene in vita."
Nel giorno del tuo centesimo compleanno, questo è il nostro omaggio per te, nonno Pierino. Auguri da tutta la società e il popolo bianconero, e forza Juve “sempre fino alla fine”!